Per inquadrare lo scenario in cui vengono a svilupparsi le corporazioni medievali è necessario allargare il nostro sguardo, per una maggior visione d’insieme. Prendendo in considerazione l’arco temporale che va dal XII al XIV secolo, si può affermare che le città italiane divennero veri e propri centri produttivi, in risposta alla crescente domanda di una maggiore varietà di beni locali. Solo le lavorazioni artigiane più specializzate e di maggior pregio si videro protagoniste di un commercio a lunga distanza.
Le innovazioni tecniche
Facciamo un passo indietro: come per ogni periodo storico, questo passo evolutivo è la conseguenza positiva di una serie di innovazioni tecniche, tali da incidere significativamente dal punto di vista economico, riducendo i tempi e la forza lavoro, ottenendo però il medesimo prodotto finito.
Non possiamo non citare anche il potenziamento del potere produttivo dei campi, che affronteremo in separata sede: la diffusione della rotazione triennale come tecnica agricola aumentò la fertilità del terreno, con una positiva ripercussione economica.
L’energia idraulica venne sfruttata ove possibile da diversi macchinari, di cui riportiamo solo alcuni esempi:
- il mulino, già attestato in Antichità, trovò però la sua effettiva diffusione solo successivamente: per mezzo di esso si provvedeva alla macinazione e alla polverizzazione sia di alimenti che di altri materiali;
- il maglio e le mole, per modellare e affilare i metalli;
- la gualchiera e gli scardassi, per la lavorazione dei panni di lana, oltre al filatoio a ruota e al telaio orizzontale.
Arti e Mestieri
Non tutto il merito è però da attribuire alla forza meccanica. Difatti, nel corso del XII secolo si assiste ad un aumento del livello di specializzazione delle maestranze, che stimolò una maggiore articolazione delle attività produttive. Facciamo alcuni esempi, giusto per quantificare: nel 1228 a Pisa erano registrate 130 qualifiche professionali mentre, quasi un secolo dopo, nel 1352, il mondo del lavoro fiorentino contava circa 400 mestieri.
Questa fioritura economica stimolò il fenomeno associazionista, che tese a raggruppare sotto un unico organismo più specializzazioni, fra di esse affini. Se fino a quel momento la massima espressione associativa si era realizzata nella formazione dei comuni, con l’avvento delle corporazioni medievali si assiste ad una cesura col passato. Non possiamo però non trovare un’analogia con l’Antichità, ovvero la tendenza dello Stato (inteso come l’organo preposto al potere) a centralizzare le professioni di importanza primaria per la società. Questa evidenza è riscontrabile sia nella società romana, che in realtà più lontane, come la società neo-sumerica.
L’elemento fondante di questi sodalizi era il giuramento prestato dai membri, che li impegnava reciprocamente a proteggere i comuni interessi, sia dalle minacce interne che esterne. L’elemento iconico che accomunava gli appartenenti ad una medesima corporazione è sicuramente individuabile nella difesa del monopolio di esercizio del mestiere nei confronti dei non iscritti. Questi ultimi si conquistavano il favore dei clienti grazie ai prezzi più bassi, che spesso influenzavano anche il risultato, andando contro il principio di tutela della qualità dei manufatti prodotti e dei servizi erogati. Non rispettare gli standard qualitativi aveva una duplice ricaduta negativa: inganno del cliente e tradimento della corporazione.
Le corporazioni: struttura e funzionamento
Ma com’erano strutturate le corporazioni? Al loro interno erano profondamente gerarchizzate. Tre erano le figure presenti all’interno di questa struttura: maestri, apprendisti e lavoranti. Nonostante la differente estrazione sociale dei membri, l’azione corporativa aveva lo scopo di tutelarne l’uguaglianza economica. Attenzione: per uguaglianza intendiamo una delle sue accezioni relative, che poco ha a che vedere col concetto moderno del termine.
Questa stabilità era garantita da alcune misure preventive, come ad esempio:
- era vietato sottrarre lavoro e/o manodopera ad un altro iscritto;
- venivano posti limiti al numero di dipendenti e di strumenti;
- non si poteva acquistare quantità eccessive di materiali e materie prime.
Particolarmente attenzionata era anche l’introduzione di strumenti tecnici innovativi, che rischiavano di creare situazioni di privilegio, creando uno svantaggio ai membri che non potevano utilizzarli. Queste norme erano raccolte in regolamenti, la cui stesura era compito degli organi interni della corporazione, quali il collegio dei consoli e il consiglio.
I beni prodotti in violazione delle regole erano dichiarati falsi e i contravventori erano perseguibili dalla legge con pene molto pesanti.
Le corporazioni non vanno però pensate come istituzioni a carattere limitatamente economico: esse sono caratterizzate anche da una forte valenza politica.
Ne sono un esempio le corporazioni mercantili, le quali si arrogarono il diritto di decidere su questioni di pubblico interesse quali il rispetto degli standard di pesi e misure o il controllo della sicurezza stradale. Sorte in anticipo rispetto alle corporazioni artigiane, quelle dei mercanti godevano di una posizione privilegiata nella società urbana, grazie al prestigio e alle consistenze economiche dei loro membri.
Lo scenario corporativo che andava configurandosi non poteva essere omogeneo in tutte le realtà, poiché i vari gruppi assumevano pesi diversi a seconda del proprio contesto urbano. Da un punto di vista politico, spiccano quindi le diversità locali e non i tratti comuni.
Per quanto riguarda l’esercizio di una qualsiasi forma di controllo sull’attività corporativa da parte dei Comuni, si dovrà aspettare la maturazione della fase podestarile del Duecento. Tali provvedimenti riguardarono soprattutto le attività connesse all’alimentazione e ai trasporti, considerate primarie per il bene pubblico.
Le prerogative delle corporazioni medievali si estendono ben oltre al loro peso economico e politico. Oltre ad assurgersi a tribunali, qualora la causa in oggetto coinvolgesse un loro membro, le corporazioni realizzavano opere di carità collettiva e promuovevano la solidarietà e l’assistenza fra i loro iscritti.
In ultima analisi, vanno considerati i rituali legati alla celebrazione dell’identità delle corporazioni medievali, occasioni pubbliche durante le quali le associazioni sfilavano gomito a gomito in processioni, mostrando ognuna il proprio vessillo. Quella che agli occhi dei più può sembrare la rappresentazione di una collettività in armonia, è in realtà il frutto di un ordine prestabilito: la posizione nei cortei delle varie corporazioni era dettata dalla rigida gerarchia sociale vigente.