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Cornelio Gallo, l’erede di Catullo

Autore poco conosciuto e purtroppo poco conservato, Gaio Cornelio Gallo è però ricordato dagli antichi come il padre dell’elegia. Ciò che sappiamo di lui lo dobbiamo principalmente alle parole di Virgilio, che lo considerò sempre un amico e un modello da imitare, introducendolo ad Ottaviano.

Gallo nacque probabilmente nella Gallia Narbonense, nel 69 a.C., ma la prima citazione di lui ce la offre Asinio Pollione, in una lettera a Cicerone (Ad fam., X, 32,5), citando Gallo come suo amico: un fatto di non poca importanza. Sappiamo poi che il poeta occupò anche ruoli di rilievo nella scena politica e militare del suo tempo, emergendo al fianco di Ottaviano nella guerra contro Antonio e successivamente ottenendo la prefettura dell’Egitto (30 a.C.).

Inebriato da questi successi, Gallo non seppe mantenere il rispetto dovuto al principe: le due grandiose iscrizioni celebrative conservate ce lo dimostrano oltre ogni dubbio. Ottaviano decise quindi di escluderlo dalla cerchia dei propri amici e di bandirlo dalla sua casa, ma il Senato si spinse ben oltre, condannandolo per lesa maestà all’esilio e alla confisca dei beni.

Di fronte alla prospettiva del fallimento e della solitudine, Gallo preferì allora togliersi la vita (27-26 a.C.). Di lui, come dicevo, non restano purtroppo che pochi frammenti, facenti parte di una raccolta di componimenti poetici più vasta, intitolata probabilmente Amores, in cui il poeta cantava il suo amore tormentato per Licoride, pseudonimo di un’affascinante attrice di mimo di nome Volumnia.

 

FRAMMENTI
Molto importanti e famosi sono sicuramente i 9 versi mutili che ci ha restituito un papiro scoperto nell’alto Egitto e pubblicato nel 1979. Grazie a questo nuovo testo, sappiamo con certezza che già Gallo (come poi Tibullo e Properzio), in pieno stile elegiaco, rappresentava la donna amata come domina (padrona) e fonte di dolore e infelicità per il poeta, a causa della sua condotta scandalosa e incurante della fedeltà. Ma non solo: in un altro passo Gallo augura a Cesare (forse Ottaviano) il successo nell’imminente spedizione contro i Parti, inserendosi anche qui nella tradizione elegiaca, che di consueto proietta la vita travagliata del poeta sullo sfondo della gloriosa storia romana. E come poi dimenticare i passi che Virgilio dedica all’amico di sempre nelle sue Bucoliche? Alcuni sarebbero addirittura ricalcati su alcuni suoi distici per noi ormai perduti. Nella decima ecloga, Virgilio ci presenta un Gallo che soffre indicibilmente per il tradimento dell’amata Licoride, fuggita oltre le Alpi con un soldato. Pur avendo il cuore a pezzi, Cornelio Gallo teme che i teneri piedi di Licoride possano essere feriti dal freddo e dal ghiaccio di quell’ambiente inospitale, dimostrando, ancora una volta nel solco dell’elegia, l’invincibilità dell’amore. Nell’ecloga sesta, Gallo è il protagonista di una vera e propria investitura poetica, venendo condotto dalle Muse fino al monte Elicona, e ricevendo non solo la zampogna di Esiodo, ma anche l’incarico di cantare l’origine del bosco Grineo, sacro ad Apollo. Ancora molto discussa rimane infine l’ipotesi che avrebbe visto Virgilio cancellare in fretta e furia le lodi di Gallo, alla fine del IV libro delle Georgiche, poiché divenute inopportune dopo la caduta in disgrazia di costui, e sostituirle con il mito di Orfeo.

Bibliografia

📖 AA.VV, Letteratura di Roma antica, Laterza, 2007, pag. 388-396.
📖 M. Conti, Letteratura latina, vol. 2, Sansoni per la scuola, pag. 298-299.
📖 M. Capasso, Il ritorno di Cornelio Gallo. Il papiro di Qasr Ibrȋm venticinque anni dopo, Graus Editore, 2003

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a cura di

Caterina Tilli

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