Il Barocco è stato un movimento culturale, artistico e ideologico nato intorno all’inizio del XVII secolo in Italia e propagatosi in tutta Europa fino alla metà del XVIII secolo. In senso più stretto fa riferimento alla produzione artistica italiana di quegli anni e in particolare quella di Roma, il maggiore centro del Barocco in Italia.
Il termine “Barocco” e la critica storiografica
Sulle origini del termine barocco esistono ancora molte incertezze; prima che venisse utilizzato per identificare uno stile, esso sarebbe da collegare all’aggettivo spagnolo barrueco, designante una perla dalla forma irregolare, quindi indicante qualcosa di stravagante e artificiale. In italiano indicava una complicata figura di sillogismo detta baroco, un ragionamento che, pur non essendo falso, risultava astruso e bizzarro.
Con la stessa connotazione negativa il termine venne utilizzato durante il neoclassicismo e il romanticismo per indicare la produzione artistica del XVII secolo che non rispettava le regole della tradizione classicista. Già lo scrittore italiano Francesco Milizia alla fine del XVIII secolo vide nell’architettura barocca “il superlativo del bizzarro, l’eccesso del ridicolo”, definendolo “peste del gusto”[1].
Anche nel Novecento la critica (Croce e De Sanctis) ha svalutato il periodo, definendola un’età di oscurantismo e di crisi dei valori, ostacolandone una corretta lettura. Sarà poi la storiografia di lingua tedesca a riabilitare il Barocco, a partire da Heinrich Wolfflin che mise in luce la ricchezza e la complessità di forme dell’architettura Barocca, ponendola in continuità con quella Rinascimentale.
Caratteri del Barocco
Il Barocco è il frutto di una età complessa fatta di sanguinosi conflitti, guerre di religione, crisi economica e demografica in gran parte d’Europa. Esso si sviluppa nel secolo delle grandi scoperte scientifiche e del processo che vide la condanna di Galileo Galilei da parte del Sant’Uffizio. È l’era della Controriforma e dei Gesuiti, che videro nell’arte un grande strumento di propaganda e persuasione. Roma rappresenta il maggiore centro dell’arte europea e gli artisti erano richiamati in città dal mecenatismo dei pontefici e delle grandi famiglie principesche.
Le arti, sia quelle figurative che quelle plastiche, venivano utilizzate tanto dalla Chiesa quanto dai monarchi europei per impressionare e abbagliare i sudditi e veicolare contenuti ideologici. L’arte barocca è infatti spettacolarizzazione e messa in scena, è pathos e meraviglia, illusionismo e movimento. Nella pittura l’illusionismo si espresse nelle grandiose pitture prospettiche, dove si fondono realtà, finzione e rappresentazione. Nella scultura e nell’architettura prevalgono le forme in movimento, le linee curve, la monumentalità, i contrasti di luce.
Arte pittorica e una nuova spazialità
Le scoperte astronomiche avevano ampliato “per cento e mille volte” l’universo conosciuto, dando una nuova concezione dello spazio, non più ristretto nella rassicurante visione geocentrica, ma dilatato in estensioni illimitate. L’arte barocca riflette questo avvenuto cambiamento di sensibilità e un’evoluzione culturale che agisce sicuramente sul nuovo concetto di spazio.
Nulla può illustrare meglio questo mutamento delle pitture prospettiche dei soffitti di chiese e palazzi: in esse lo spazio illusorio e quello reale si fondono in una nuova unità spettacolare. Superando il sistema che poneva le figure ridotte all’interno di partiture e cornici, la composizione barocca si espande liberamente nello spazio, spesso attorno ad un centro che opera come un vortice e che crea moti ascendenti o ruotanti. Un esempio lampante di questa nuova estetica sono l’Assunzione della Vergine affrescata da Giovanni Lanfranco nella cupola di Sant’Andrea della Valle e Il trionfo della Divina Provvidenza realizzata da Pietro da Cortona a Palazzo Barberini, entrambi a Roma.
In realtà, tali soluzioni derivano dalla ripresa e la maturazione dell’illusionismo prospettico settentrionale, sviluppatosi nel tardo Quattrocento e che vide quale grande esponente il Correggio, al quale lo stesso Lanfranco si ispira per la cupola di Sant’Andrea. Lo spostamento di artisti da Roma verso altri centri della penisola porta la diffusione di queste nuove tendenze; è il caso di Napoli, dove è attivo dal 1630 lo stesso Lanfranco, chiamato ad affrescare la cupola della Cappella di San Gennaro nel Duomo. Inizia così una grandiosa fase dell’arte decorativa che vide l’affermarsi di grandi personalità come Mattia Preti (1613-99), Luca Giordano (1635-1705) e Francesco Solimena (1657-1747).


Trionfo della Divina Provvidenza – Palazzo Barberini (Roma) – Ph. ©
La scultura barocca
L’arte barocca è permeata da una forte religiosità ed è stata un grande strumento di celebrazione e propaganda cattolica. La religiosità nel Seicento era dominata da correnti mistiche strettamente legate al clima della controriforma e alle figure di santi del secolo precedente (Ignazio da Loyola, Teresa d’Avila, Filippo Neri) e l’arte era un mezzo per glorificare e spettacolarizzare la grazia divina. Infatti, tipica del barocco è la rappresentazione dell’estasi; uno degli esempi migliori di questo genere di raffigurazione è la Transverberazione di santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini per la Cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria a Roma.
Dall’opera si evince sia la tendenza alla teatralità dell’arte barocca, sia la rappresentazione quasi sensuale della religiosità mistica. Dominatore incontrastato della scena artistica romana del Seicento, pochi artisti come Bernini riescono a rappresentare uno stile e un’epoca. Ricordiamo i marmi eseguiti per il cardinale Scipione Borghese, come il David e Apollo e Dafne, dominati da grande dinamismo e drammaticità; il baldacchino bronzeo per l’altare di San Pietro commissionatogli da papa Urbano VIII, che ne consacrò il successo; la Fontana dei Fiumi in piazza Navona, insieme a tanti busti che ne mettono in luce anche le grandi doti da ritrattista.


Fontana dei quattro fiumi – Piazza Navona (Roma) – Ph. ©
L’architettura barocca
L’architettura barocca si esprime soprattutto nell’adozione delle superfici curvilinee, di forme plastiche sinuose, nell’alternanza tra superfici concave e convesse, nell’uso innovativo della luce che crea soluzioni spaziali insolite nell’incontro con i pieni e i vuoti, nella predilezione della pianta centrale. Anche nell’architettura il barocco vuole destare meraviglia, nelle forme e nell’unione con scultura e pittura.
L’architettura barocca a Roma vide la coesistenza e la contrapposizione di due grandi personalità: Bernini e Francesco Borromini. Tra il 1656 e il 1667 Bernini realizza i colonnati di piazza S. Pietro e la Scala Regia, cioè l’ingresso ai Palazzi Apostolici. Sono del Borromini, invece, la costruzione della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza e della chiesa e del convento di S. Carlino alle Quattro Fontane; qui l’artista adotta delle soluzioni innovative soprattutto nella cupola ovale, rivestita da cassettoni dal complesso disegno che va rimpicciolendo verso la sommità, creando un effetto ottico di maggiore altezza.

L’influenza di Bernini e Borromini sono alla base dei numerosi interventi architettonici che tra Sei e Settecento trasformano il volto della città, facendole assumere l’aspetto di capitale del barocco che ancora conserva: basti pensare alla sistemazione di Piazza del Popolo, il riassetto di Piazza Navona, la scalinata di Trinità dei Monti, fontana di Trevi e la piazzetta di Sant’Ignazio, solo per citare i più famosi. Ma non solo Roma, tanti altri furono i centri del barocco in Italia: ci limitiamo, qui, a citare Napoli e Torino. A Napoli il più significativo complesso architettonico Seicentesco è la Certosa di San Martino, con gli interventi di Giovanni Antonio Dosio e Cosimo Fanzago.
Nell’ambito dell’edilizia privata è da ricordare Ferdinando Sanfelice, che fece delle scalinate l’elemento caratterizzante delle sue strutture grazie alla loro resa scenografica, come possiamo vedere nel palazzo dello Spagnolo e nel palazzo che costruì per la sua famiglia nel rione Sanità. A Torino, invece, lavora uno dei massimi esponenti del barocco piemontese, Guarino Guarini. A lui si devono i lavori per la cappella della Sacra Sindone e il palazzo Carignano.


Palazzo dello Spagnolo (Napoli) – StorieParallele ©
Note al testo
[1] “Borromini in architettura, Bernini in scultura, Pietro da Cortona in pittura e il Cavalier Marino in poesia son peste del gusto”