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Apollo e Dafne: mito e iconografia

Di amori non corrisposti ne è piena la mitologia così come la vita: uno dei rifiuti più tragici e conosciuti è quello di Apollo e Dafne. Molte sono le rappresentazioni artistiche di questo mito: senza avere la pretesa di elencarle tutte, vogliamo proporne una selezione che ci permetta di sviluppare una breve analisi iconografica.

Il mito di Apollo e Dafne

La leggenda narra che Apollo, pavoneggiandosi con Cupido per aver ucciso da solo il mostruoso Pitone, incappò nella stizza del piccolo, che vendicandosi prontamente lo fece innamorare di Dafne, una naiade, figlia del dio-fiume Peneo. La giovane cacciatrice votata a Diana, già per questo vergine sotto giuramento, venne al contrario colpita da una freccia di piombo che voleva dire rifuggire a qualsiasi innamoramento. Una volta incontrato il dio “ardente” d’amore, questa comincia a fuggire pur di non finire nelle sue grinfie. Dopo un’estenuante corsa, nei pressi del fiume-padre, ella pregò di esser tramutata in albero piuttosto che finire catturata dal dio: a queste preghiere Peneo dovette esaudire il suo desiderio e tramutarla in pianta d’alloro. Apollo infelice decise però di consacrarla sempreverde e di renderla a lui sacra: di questa avrebbe così cinto il suo capo, la cetra e la sua faretra. Dopo di lui vincitori, condottieri e poeti avrebbero fatto lo stesso.

“Il dio conficca la freccia plumbea nel cuore di Dafne, con la freccia dorata ferisce il cuore di Apollo: immediatamente uno ama, l’altra fugge chi l’ama. Apollo arde dalla passione e, desideroso di unirsi a lei, nutre un amore sterile. Dafne fugge e non si arresta alle parole del dio che la richiama e la fuga ne aumenta la bellezza.”
(Ovidio – Metamorfosi – I, 452-567)

Gli affreschi di Pompei

Una così struggente storia d’amore con profondi significati simbolici non poteva non essere riprodotta nelle diverse arti, quella pittorica più di tutte. A Pompei, ad esempio, sono state ritrovate diverse pitture che rappresentano questo mito, testimonianza di quanto il pubblico apprezzasse queste narrazioni nei diversi ambienti della casa.

apollo dafne
Affreschi pomepiani – Museo Archeologico Nazionale di Napoli ©

Nella Casa dei Vettii si trova dipinto a tempera un singolo istante della corsa: Apollo seminudo imbraccia la faretra insieme a due lance ed è chiaramente in movimento verso Dafne che, al contrario, è immobile e cerca di rifiutarlo. Il momento scelto è quello dell’inizio della metamorfosi, proprio quando la ninfa si sta trasformando poiché tra i capelli ha dei germogli che le stanno crescendo. Questo momento sicuramente fu quello che andò più in voga poiché fu sempre sentito come quello più patetico, cioè quello che ispirava più empatia nello spettatore.

Differente per momento scelto e modello iconografico è la scena a tempera della Casa dei Capitelli Colorati dai forti connotati erotici: Dafne è raffigurata inerme e ormai spoglia su di una roccia mentre Apollo, anch’esso pressoché fermo, le tira via l’ultimo lembo che le copre il corpo. Seppur qui sia raffigurato il momento della fine della corsa, si vede come non è possibile cambiare il finale: Dafne ha sul capo il primo ramoscello di alloro, sinonimo che ben presto di lei non rimarrà che solamente un nudo tronco. 

Altro momento ricco di pathos era il fugace istante in cui Apollo riusciva ad afferrare Dafne, affresco rinvenuto nella Casa di Marcus Lucretius: non era rappresentato il momento della corsa né quella della fuga, i mantelli non erano mossi dal vento, ma veniva solo raffigurato l’attimo in cui Apollo teneva tra le braccia Dafne. Potrebbe apparire una bella scena d’amore tragica, se non che la ninfa buttata a terra cerchi di divincolarsi gettandosi all’indietro, la faccia atterrita e quella sorpresa di Apollo indicano che qualcosa non va: le dita della ragazza, come sappiamo, si stanno trasformando in ramoscelli sempre verdi. Sicuramente questa scena, seppur statica nel suo insieme, trasmette un’idea di più naturalismo che coinvolge maggiormente l’osservatore.

Il mosaico di Lillebonne

Il mito di Apollo e Dafne non poteva mancare nei mosaici. Nel Museo di Antichità di Rouen è conservato un mosaico proveniente dall’ambito pompeiano per via di dettagli e iconografie molto simili. Rinvenuto nel 1870 a Lillebonne in un tempio consacrato ad Apollo e Diana, rappresenta il momento in cui Apollo raggiunge la ninfa, la trattiene per il braccio e lei sfinita si accascia a terra.

Gli sguardi e le espressioni tradisco un naturalismo di scuola greca di Pozzuoli: la ninfa è decisa a non soccombere e si volta a guardare intensamente il suo inseguitore, l’atletico Apollo rimane soddisfatto perché pensa di esser riuscito nel suo intento, si accorge solo dopo che l’anfora tenuta in mano dalla ninfa, chiaro rimando all’intervento del padre Peno, la salverà dalle sue brame. E’ importante notare la cura nei dettagli di questo esemplare: il sapiente uso dell’ombreggiatura per far risaltare le parti in ombra, l’evoluzione dei sentimenti espressi e l’attenta cura del dettaglio lasciano pensare che le maestranze ingaggiate per questo incarico fossero di alto livello.

Apollo Dafne

Il capolavoro del Bernini

Uno dei più famosi gruppi scultori che raffigurano questo mito è sicuramente quello realizzato da Gian Lorenzo Bernini tra il 1622 e il 1625, oggi conservato alla Galleria Borghese di Roma. Bernini riesce con estrema maestria a dare il senso di movimento al marmo, dove la gamba di Apollo appare sollevata dal suolo, mentre il braccio destro è slanciato verso l’indietro ed equilibra lo slancio della corsa. Dafne, invece, inarca il corpo con un colpo di reni, e mentre il dio sta ghermendola nei capelli e nelle mani iniziano a germogliare i consueti rami d’alloro. Le dita dei piedi diventano radici e la pelle liscia lascia il posto alla ruvida corteccia.

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Apollo e Dafne – Gian Lorenzo Bernini – Galleria Borghese (Roma) ©

Bibliografia

🏺 Ovidio, Metamorfosi
📖 J. Seznec, La sopravvivenza degli antichi dei: saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rinascimentali, Boringhieri, Torino 1980.
📖 E. La Rocca, M. de Vos, A. de Vos, Pompei, Mondadori, Milano 1981.
📖 P. Zanker, Pompei, Società, immagini urbane e forme dell’abitare, Einaudi, Torino 1993.
📖 Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano 2007.
💻 www.iconos.it
💻 www.grmito.units.it

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a cura di

Simone Bonaccorsi

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